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Dalla fattoria alla tavola, l’agroalimentare cambia volto grazie all’innovazione

16February

Dalla fattoria alla tavola, l’agroalimentare cambia volto grazie all’innovazione

Se in passato l’agricoltura è stata rivoluzionata da trattori, macchine spandiconcime, irrigatori, la prossima rivoluzione è segnata da sistemi Gps, software per l’elaborazione di dati e applicazioni per smartphone. Sempre più spesso sentiremo parlare di CEA (Controlled Environment Agricolture, ovvero tutte le tecniche di produzione senza utilizzo del suolo come idroponica, aeroponica e acquaponica), super cibi, nutraceutici, smart packaging e agricoltura di precisione.

Il mondo dell’agroalimentare sta cambiando volto. A dispetto del pensiero comune secondo il quale l’investimento in questo settore economico sarebbe un ritorno alla tradizione, che nulla avrebbe a che fare con l’innovazione. E invece no: la digitalizzazione sta rimescolando le carte anche nei campi, producendo un radicale cambio di prospettiva.

Il percorso innovativo della filiera agroalimentare si muoverà seguendo il paradigma del “from farm to fork”, dalla fattoria alla tavola, e dovrà tenere conto di fenomeni epocali come l’aumento della popolazione mondiale (entro il 2045 ci saranno 9 miliardi di persone sulla terra e sarà necessario produrre il 70% di cibo in più), i cambiamenti climatici con conseguente diminuzione delle risorse disponibili, la diffusione di parassiti, l’inquinamento atmosferico. Gli strumenti per contrastare gli scenari più preoccupanti arriveranno da discipline fino a poco tempo fa considerate lontane dall’ambito agroalimentare. In particolare, lo sviluppo dell’internet delle cose renderà possibili progetti irrealizzabili in passato, creando nuove figure imprenditoriali capaci di sfruttare le opportunità offerte dall’applicazione delle tecnologie digitali.

Big Data, sensori, stampanti 3D, sistemi cloud-based e droni saranno alcuni tra i nuovi ferri del mestiere dell’agricoltore 2.0.  Tra tutti proprio l’agricoltura di precisione (con la strategia di intervenire sul suolo o sulle piante solo quando è necessario, ottimizzando i consumi di acqua e fitofarmaci e riducendo i costi) seppur nata da pochi anni sta già mostrando grandi potenzialità. Guardando i numeri a livello globale il mercato della “precision agriculture” è stato valutato 2,76 miliardi di dollari nel 2015 con un’aspettativa di crescita tale da ipotizzare una stima di 4,80 miliardi di dollari entro il 2020. Grandi player internazionali hanno manifestato interesse per il settore: Google Venture nel 2015 ha investito 15 milioni di dollari in Farmers Business Network, startup che raccoglie dati dai terreni agricoli e li rivende per aiutare gli agricoltori a migliorare la crescita dei raccolti e risparmiare denaro. Kleiner Perkins e Mitsui qualche settimana fa hanno chiuso un round da 58 milioni di dollari in Farmer Edge, azienda leader nel settore dell’agricoltura di precisione e nelle soluzioni di gestione dei dati indipendenti, per citare qualche esempio. La spinta al cambiamento arriva anche dalle istituzioni internazionali: secondo la FAO, che è il braccio operativo dell’ONU per il settore cibo e agricoltura, tutti i soggetti della filiera dovrebbero accrescere le loro capacità tecnologiche, in modo particolare quelle digitali.

E il mercato italiano? Nonostante non si possano ancora registrare numeri rilevanti in merito agli investimenti (qualche dato lo svela qui il Sole24Ore) sembra che il contesto nazionale sia pronto a fare un salto di qualità. Nell’ambito delle startup innovative un’opportunità di certo rappresentano i 20 milioni di euro stanziati dal Mipaaf per la realizzazione di un fondo da destinare a imprese innovative attive nell’agroalimentare, ma anche il crescente interesse da parte dei fondi di Venture Capital verso l’innovazione nel settore del food è da tenere in conto.

Anche un marketplace che permette al produttore locale e alle eccellenze distribuite su tutto il nostro territorio di dialogare e vendere direttamente al cliente finale contribuisce a ridisegnare le dinamiche di un settore fermo da tempo: è il caso di Foodscovery che dopo pochi mesi dalla partenza porta a casa migliaia di clienti sparsi per il mondo i prodotti di eccellenza del made in Italy alimentare, lavorando con sapienza sulla logistica, la scoperta dei prodotti artigianali e il customer care.

L’Italia può giocare un ruolo strategico attraverso tutta la tecnologia laterale al food.  Basti pensare alle oltre 500 aziende produttrici di droni e alle eccellenze nel settore dell’aeronautica. Secondo alcune recenti statistiche, infatti, circa il 65% dell’utilizzo dei droni sarà destinato all’agricoltura. Dove cresce la sensibilità tecnologica: due su tre dei nuovi agricoltori dichiarano di essere interessati all’utilizzo di strumenti innovativi come big data, droni e sensori per migliorare il proprio business.

Posted on 16 Feb 2016  ,