L’importanza della “profondità” nell’imprenditoria

15December

L’importanza della “profondità” nell’imprenditoria

Qualche giorno fa ho scritto un post (eccolo) in cui accennavo al tema della “profondità” nell’imprenditoria. Ci ritorno un attimo. Dispiace dirlo: l’approccio al lavoro di alcuni startupper è ancora troppo superficiale. Manca talvolta la voglia di sporcarsi le mani senza risparmiarsi; di andare a fondo nelle cose; di spaccare il capello quando necessario, ed è spesso più necessario di quanto si pensi; di non accontentarsi; di imporre a se stessi di sviluppare competenze specifiche a tal punto da non avere rivali nel proprio campo. In sintesi talvolta manca la profondità.  Mi spiego con alcuni esempi che valgono soprattutto nei business digitali: mi riferisco alla profondità di analizzare, al di là delle mode e dei parametri macroscopici, le micro dinamiche fondamentali in un business.

Macro dimensioni del mercato, crescita del fatturato, marginalità, fabbisogni di cassa sono elementi importanti, ma sono solo l’inizio e la parte più facile.  Più significativi ancora lo sono le dinamiche dietro quei numeri che richiedono per essere padroneggiati un constante sforzo quotidiano: come si comportano i nostri clienti? Come varia il loro comportamento al variare del prodotto, del servizio, della comunicazione aziendale, degli eventi più rilevanti? quanto profittevole è l’acquisizione dei clienti?

Quali i sotto-segmenti della clientela attuale e potenziale più profittevoli e scalabili? In che misura aumenta l’efficienza nel portare nuovi clienti, servire i clienti e riportarli ad acquistare dopo un’esperienza di acquisto sempre più studiata. L’efficienza è il parametro di una curva di apprendimento che alza barriere rispetto ai prossimi entranti, e va analizzata per porsi le domande quotidiane più impattanti sul business. È un processo che va fatto costantemente, quotidianamente (altro che trimestralmente o mensilmente).

Questa profondità si rintraccia più spesso nel contesto americano. Quando mi capita di parlare con alcuni imprenditori dietro i cosiddetti unicorni emerge chiaramente come quel successo è parzialmente basato su idee e ambizioni disruptive, ed è invece soprattutto fondato su stakanovismo e profondo affinamento senza fine dei modelli di business. Il mio non è un manifesto di ammirazione nei confronti della Silicon Valley.

Le cose stanno cambiando anche qui.  Negli startupper, nell’ecosistema, anche negli investitori locali che a loro volta devono essere più profondi. Vedo sempre più imprenditori circondarsi non di yes-man, non di persone arrivate, non di soci passivi, bensì di gente affamata, di chi ha voglia di fare domande scomode, di spingere, di offrire una second opinion e di chi sa tenere ben dritte le antenne su quanto succede dentro e fuori la start-up.  C’è sempre più profondità al servizio business sempre più veloci e globali.

Claudio Giuliano
Twitter: @claudiogiuliano

Posted on 15 Dec 2015